L’importanza del microbioma per la salute del nostro intestino e per quella del nostro organismo è ormai nota. Non sorprende, dunque, l’aumentata richiesta dell’alimento o l’integratore perfetti per risolvere i problemi digestivi. Ma quali sono le soluzioni migliori per migliorare la salute intestinale?
La verità è che il miglioramento delle funzioni digestive richiede un approccio diversificato. Nonostante i probiotici siano giustamente considerati componenti essenziali della strategia, essi rappresentano solamente un pezzo del puzzle.
Per mantenere una salute intestinale a lungo è necessario come prima cosa comprendere il significato di intestino sano. Successivamente sarà più semplice trovare il miglior supporto in base alle tue esigenze.
Che cosa rende un intestino sano?
Nonostante tutte le ricerche entusiasmanti riguardo la salute dell’intestino c’è tanto che ancora non sappiamo sull’enorme varietà di specie che vivono nel nostro tratto gastrointestinale (GI). Sono trascorsi solo 15 anni da quando il NIH (National Institute of Health) ha iniziato il progetto microbioma umano per conoscere meglio i nostri microbi.[i]Sappiamo con certezza che la relazione simbiotica tra il nostro microbioma e il tratto GI rappresenta la base per la nostra salute generale. La salute del nostro intestino è fondamentale per il benessere ed è in grado di influenzare molte condizioni patologiche.[ii]
Ma quale è il vero significato di avere un intestino in salute? Per definizione, un intestino sano:
- Possiede un equilibrio salutare tra le diverse microflore presenti.
- Supporta la digestione così da ottenere dal cibo che mangiamo tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno.
- Elimina i prodotti di scarto attraverso i movimenti intestinali.
- Mantiene una barriera intestinale sana in modo da proteggere il nostro corpo dall’esterno pur mantenendo la nostra funzione immunitaria efficiente e riducendo l’infiammazione dell’organismo.
Inutile specificare che per garantire tutto questo abbiamo bisogno di qualcosa in più rispetto ad un solo alimento o integratore.

L’importanza della dieta per la salute dell’intestino
La tua dieta è il premonitore numero uno rispetto alla composizione e alla diversità microbica del tuo intestino. [iii] Un’alimentazione ricca in polifenoli e grassi buoni garantisce un ambiente ricco in nutrienti per i microbi intestinali e mantiene la barriera forte e in salute.
Nello specifico, uno dei principali indicatori della salute intestinale è l’assunzione di prebiotici, ovvero quelle sostanze presenti nel cibo che non vengono assorbite dall’organismo ma sono utilizzate come nutrimento dai batteri intestinali. Essi resistono al pH acido del tuo stomaco, non subiscono la digestione nell’intestino tenue ma raggiungono il colon dove vengono fermentati da parte dei microbi presenti.
I prebiotici includono principalmente i carboidrati non digeribili (ad esempio gli amidi resistenti, e gli oligosaccaridi come fruttani e galattani) ma anche i polifenoli derivati da alimenti come cranberry, cacao o mirtilli.[iv] [v] [vi]
Molteplici studi indicano che i benefici dei prebiotici siano dovuti alla loro influenza nei confronti dei batteri intestinali. Essi supportano, inoltre, la risposta immunitaria e la barriera intestinale attraverso la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA).[vii]
Che cosa sono gli acidi grassi a catena corta (SCFA)?
Gli SCFA sono dei sottoprodotti benefici della fermentazione batterica che svolgono un ruolo significante nel mantenimento di un ambiente intestinale sano. [viii]
Essi promuovono la salute intestinale: [ix] [x] [xi] [xii]
- Influenzando la normale risposta infiammatoria.
- Agendo come fonte di energia per le cellule del colon (colonociti).
- Supportando l’interazione tra cellule e la divisione cellulare.
- Creando un ambiente acido benefico all’interno del colon.
I benefici degli SCFA si estendono oltre a quelli forniti a livello del tratto GI. Diverse ricerche dimostrano che essi potrebbero avere un ruolo nella regolazione ormonale e dell’appetito, la gestione del peso e il supporto generale attraverso la riduzione dei livelli infiammatori in tutto l’organismo.[xiii]
Insieme ai probiotici (che essenzialmente possono essere descritti come una dose degli stessi microrganismi benefici che vivono nell’intestino), i prebiotici lavorano sinergicamente per mantenere un equilibrio sano tra i microbi benefici che producono SCFA.
Alimenti ricchi di prebiotici
I prebiotici, oltre ad essere presenti negli alimenti come aglio, cicoria, asparagi, legumi e porri, sono disponibili anche sotto forma di integratori alimentari qualora tu non riuscissi ad assumerne in quantità sufficienti. Gli integratori a base di prebiotici si trovano spesso in combinazione con i probiotici per fornire un ulteriore supporto al benessere generale o in caso di condizioni patologiche.[xiv]

Strategie aggiuntive per la guarigione dell’intestino
Cosa accade sei ti trovi a dover risolvere un problema di salute che prevede la guarigione del tuo intestino?
Succede frequentemente che il problema sia la difficoltà di digerire adeguatamente le fibre prebiotiche o altri alimenti. In questi casi, rimane di fondamentale importanza seguire i principi di un’alimentazione corretta. Nel caso il trattamento con probiotici non risultasse sufficiente, esistono integratori alimentari da considerare con lo scopo di supportare ulteriormente il processo di riparazione intestinale.
Integratori di enzimi digestivi
Proteine, grassi e carboidrati una volta ingeriti con gli alimenti possiedono specifici enzimi deputati alla loro digestione. Il compito della digestione è quello di ridurre questi nutrienti in molecole più piccole in modo da renderli maggiormente assorbibili. Ad esempio, le proteasi sono rilasciate dal nostro organismo in risposta all’assunzione di proteine. Lo stesso vale per le amilasi con i carboidrati e le lipasi in presenza di grassi. [xv]
Il tuo corpo produce naturalmente queste tre tipologie di enzimi. Ad ogni modo, l’integrazione potrebbe essere utile nei casi in cui si soffra di una determinata patologia o di un’intolleranza/sensibilità alimentare. In questi casi è possibile che il processo digestivo non funzioni in maniera adeguata[xvi] e la supplementazione di enzimi esogeni (assunti dall’esterno contro gli endogeni che provengono dall’interno) potrebbe essere d’aiuto.
Similmente ai prebiotici e i probiotici, l’integrazione con enzimi digestivi fa parte della strategia diversificata da mettere in pratica per ristabilire la salute intestinale. Uno studio ha dimostrato che l’integrazione di probiotici ed enzimi digestivi in combinazione a un classico farmaco utile in condizioni di difficoltà digestive, migliorava i sintomi del dolore addominale occasionale, il gonfiore, la formazione di gas. Infine, i soggetti trattati hanno riportato una sensazione di benessere generale che il farmaco da solo non riusciva a fornire.[xvii]
Un altro rimedio naturale è la Bromelina, un enzima vegetale che si trova nel gambo dell’ananas. Quando assunta durante i pasti, la Bromelina supporta la digestione agendo come enzima digestivo proteico naturale. Quando assunto lontano dai pasti, invece, Bromelina supporta la risposta infiammatoria normale sia a livello del GI ma anche in tutto l’organismo.[xviii]
Gli integratori di enzimi digestivi possono supportare la digestione in modo da estrarre i nutrienti dal cibo che mangi in maniera ottimale e promuovendo la normale eliminazione degli scarti
L-glutammina
L’aminoacido glutammina è stato ben studiato per i suoi effetti a livello della barriera intestinale e svolge un ruolo nella trasmissione del segnale pro-infiammatorio.[xix]
Le cellule che rivestono l’intestino, che si rigenerano ogni 4-5 giorni, utilizzano la glutammina come fonte di energia.[xx] Nonostante la glutammina sia naturalmente presente nei cibi ricchi di proteine, l’integrazione di glutammina ha dimostrato di supportare la sintesi proteica e rinforzare le giunture strette (o Tight Junction) della barriera intestinale.[xxi]
Le giunture strette rappresentano i portieri della barriera intestinale e permettono il passaggio solo a certe particelle all’interno della circolazione sanguigna, come nutrienti derivati cibo e acqua. Quando l’intestino è sofferente a causa di una infiammazione, esiste la possibilità che le tossine e i patogeni riescano ad arrivare nel sangue. Quindi, la riduzione dell’infiammazione a livello intestinale è essenziale per mantenere queste barriere efficaci e funzionali. L’integrazione con la glutammina contribuisce a questo scopo.[xxii] [xxiii]

Erbe emollienti
Il processo di riparazione di un danno intestinale potrebbe richiedere la messa in campo di una combinazione di azioni che vadano ad agire sia sul breve che sul lungo termine. Nel caso ci fosse un’infiammazione o un malessere che interferiscono con il normale processo digestivo, le erbe emollienti potrebbero contribuire a diminuire l’irritazione. Le erbe emollienti sono quelle erbe che sono conosciute per avere un effetto calmante e lenitivo sul tessuto intestinale infiammato. Alcuni esempi includono la liquirizia deglicirrizinata, l’aloe vera, la radice di altea e l’olmo rosso.
Le erbe hanno una lunga storia nell’uso della medicina tradizionale. Negli ultimi anni sono stati effettuati dei piccoli studi per indagare sui loro benefici. Ad esempio, l’elmo rosso potrebbe supportare la risposta infiammatoria e il danno ossidativo ai danni dell’intestino[xxiv] La radice di liquirizia è stata studiata per la sua abilità di ridurre i sintomi digestivi indesiderati come il gonfiore occasionale e il dolore addominale.[xxv]
Scegli il tuo approccio per supportare la salute del tuo intestino
Il miglior approccio per il supporto della salute intestinale dovrebbe essere definito in base alle esigenze tue e del tuo corpo. Concentrarsi sulla tua dieta è vitale come primo passo per ottimizzare la digestione. Potesti comunque decidere di includere alcuni ingredienti di cui abbiamo parlato sopra per ricevere un supporto extra al tuo organismo. Nel caso non fossi sicuro da dove iniziare consultati con il tuo medico o nutrizionista.
Caitlin Beale, MSc, RDN è una dietista e scrittrice. Ha un master in nutrizione e oltre dieci anni di esperienza come dietista.
+Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori non riflettono alcun bias del marchio registrato Pure Encapsulations®
[i] Peterson, Jane, Susan Garges, Maria Giovanni, Pamela McInnes, Lu Wang, Jeffery A. Schloss, Vivien Bonazzi, et al. “The NIH Human Microbiome Project.” Genome Research 19, no. 12 (December 2009): 2317–23. https://doi.org/10.1101/gr.096651.109.
[ii] Marchesi, Julian R, David H Adams, Francesca Fava, Gerben D A Hermes, Gideon M Hirschfield, Georgina Hold, Mohammed Nabil Quraishi, et al. “The Gut Microbiota and Host Health: A New Clinical Frontier.” Gut 65, no. 2 (February 2016): 330–39. https://doi.org/10.1136/gutjnl-2015-309990.
[iii] Singh, Rasnik K., Hsin-Wen Chang, Di Yan, Kristina M. Lee, Derya Ucmak, Kirsten Wong, Michael Abrouk, et al. “Influence of Diet on the Gut Microbiome and Implications for Human Health.” Journal of Translational Medicine 15 (April 8, 2017). https://doi.org/10.1186/s12967-017-1175-y.
[iv] Gibson, Glenn R., Robert Hutkins, Mary Ellen Sanders, Susan L. Prescott, Raylene A. Reimer, Seppo J. Salminen, Karen Scott, et al. “Expert Consensus Document: The International Scientific Association for Probiotics and Prebiotics (ISAPP) Consensus Statement on the Definition and Scope of Prebiotics.” Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology 14, no. 8 (August 2017): 491–502. https://doi.org/10.1038/nrgastro.2017.75.
[v] Alves-Santos, Aline Medeiros, Clara Sandra Araújo Sugizaki, Glaucia Carielo Lima, and Maria Margareth Veloso Naves. “Prebiotic Effect of Dietary Polyphenols: A Systematic Review.” Journal of Functional Foods 74 (November 1, 2020): 104169. https://doi.org/10.1016/j.jff.2020.104169.
[vi] Tzounis, Xenofon, Ana Rodriguez-Mateos, Jelena Vulevic, Glenn R. Gibson, Catherine Kwik-Uribe, and Jeremy P. E. Spencer. “Prebiotic Evaluation of Cocoa-Derived Flavanols in Healthy Humans by Using a Randomized, Controlled, Double-Blind, Crossover Intervention Study.” The American Journal of Clinical Nutrition 93, no. 1 (January 2011): 62–72. https://doi.org/10.3945/ajcn.110.000075.
[vii] Guarino, Michele Pier Luca, Annamaria Altomare, Sara Emerenziani, Claudia Di Rosa, Mentore Ribolsi, Paola Balestrieri, Paola Iovino, Giulia Rocchi, and Michele Cicala. Nutrients 12, no. 4 (April 9, 2020). https://doi.org/10.3390/nu12041037.
[viii] Besten, Gijs den, Karen van Eunen, Albert K. Groen, Koen Venema, Dirk-Jan Reijngoud, and Barbara M. Bakker. “The Role of Short-Chain Fatty Acids in the Interplay between Diet, Gut Microbiota, and Host Energy Metabolism.” Journal of Lipid Research 54, no. 9 (September 2013): 2325–40. https://doi.org/10.1194/jlr.R036012.
[ix] Ríos-Covián, David, Patricia Ruas-Madiedo, Abelardo Margolles, Miguel Gueimonde, Clara G. de los Reyes-Gavilán, and Nuria Salazar. “Intestinal Short Chain Fatty Acids and Their Link with Diet and Human Health.” Frontiers in Microbiology 7 (2016). https://doi.org/10.3389/fmicb.2016.00185.
[x] Ratajczak, Weronika, Aleksandra Rył, Arnold Mizerski, Kinga Walczakiewicz, Olimpia Sipak, and Maria Laszczyńska. “Immunomodulatory Potential of Gut Microbiome-Derived Short-Chain Fatty Acids (SCFAs).” Acta Biochimica Polonica 66, no. 1 (March 4, 2019): 1–12. https://doi.org/10.18388/abp.2018_2648.
[xi] Blottière, Hervé M., Bruno Buecher, Jean-Paul Galmiche, and Christine Cherbut. “Molecular Analysis of the Effect of Short-Chain Fatty Acids on Intestinal Cell Proliferation.” The Proceedings of the Nutrition Society 62, no. 1 (February 2003): 101–6. https://doi.org/10.1079/PNS2002215.
[xii] Bach Knudsen, Knud Erik, Helle Nygaard Lærke, Mette Skou Hedemann, Tina Skau Nielsen, Anne Krog Ingerslev, Ditte Søvsø Gundelund Nielsen, Peter Kappel Theil, et al. “Impact of Diet-Modulated Butyrate Production on Intestinal Barrier Function and Inflammation.” Nutrients 10, no. 10 (October 13, 2018). https://doi.org/10.3390/nu10101499.
[xiii] González Hernández, Manuel A., Emanuel E. Canfora, Johan W.E. Jocken, and Ellen E. Blaak. “The Short-Chain Fatty Acid Acetate in Body Weight Control and Insulin Sensitivity.” Nutrients 11, no. 8 (August 18, 2019). https://doi.org/10.3390/nu11081943.
[xiv] Cappello, Carmelina, Fabrizio Tremolaterra, Annalisa Pascariello, Carolina Ciacci, and Paola Iovino. International Journal of Colorectal Disease 28, no. 3 (March 1, 2013): 349–58. https://doi.org/10.1007/s00384-012-1552-1.
[xv] “Digestive Enzyme - an Overview | ScienceDirect Topics.” Accessed March 26, 2021. https://www.sciencedirect.com/topics/biochemistry-genetics-and-molecular-biology/digestive-enzyme.
[xvi] Ianiro, Gianluca, Silvia Pecere, Valentina Giorgio, Antonio Gasbarrini, and Giovanni Cammarota. Current Drug Metabolism 17, no. 2 (February 2016): 187–93. https://doi.org/10.2174/138920021702160114150137.
[xvii] Spagnuolo, R., C. Cosco, R. M. Mancina, G. Ruggiero, P. Garieri, V. Cosco, and P. Doldo. European Review for Medical and Pharmacological Sciences 21, no. 2 Suppl (June 2017): 102–7.
[xviii] Lencastre Novaes, Letícia Celia de, Angela Faustino Jozala, André Moreni Lopes, Valéria de Carvalho Santos-Ebinuma, Priscila Gava Mazzola, and Adalberto Pessoa Junior. “Stability, Purification, and Applications of Bromelain: A Review.” Biotechnology Progress 32, no. 1 (February 2016): 5–13. https://doi.org/10.1002/btpr.2190.
[xix] Kim, Min-Hyun, and Hyeyoung Kim. International Journal of Molecular Sciences 18, no. 5 (May 12, 2017). https://doi.org/10.3390/ijms18051051.
[xx] Cruzat, Vinicius, Marcelo Macedo Rogero, Kevin Noel Keane, Rui Curi, and Philip Newsholme. “Glutamine: Metabolism and Immune Function, Supplementation and Clinical Translation.” Nutrients 10, no. 11 (October 23, 2018). https://doi.org/10.3390/nu10111564.
[xxi] Rao, RadhaKrishna, and Geetha Samak. “Role of Glutamine in Protection of Intestinal Epithelial Tight Junctions.” Journal of Epithelial Biology & Pharmacology 5, no. Suppl 1-M7 (January 2012): 47–54. https://doi.org/10.2174/1875044301205010047.
[xxii] Farré, Ricard, Marcello Fiorani, Saeed Abdu Rahiman, and Gianluca Matteoli. “Intestinal Permeability, Inflammation and the Role of Nutrients.” Nutrients 12, no. 4 (April 23, 2020). https://doi.org/10.3390/nu12041185.
[xxiii] Benjamin, Jaya, Govind Makharia, Vineet Ahuja, K. D. Anand Rajan, Mani Kalaivani, Siddhartha Datta Gupta, and Yogendra Kumar Joshi. Digestive Diseases and Sciences 57, no. 4 (April 2012): 1000–1012. https://doi.org/10.1007/s10620-011-1947-9.
[xxiv] Langmead, L., C. Dawson, C. Hawkins, N. Banna, S. Loo, and D. S. Rampton. Alimentary Pharmacology & Therapeutics 16, no. 2 (February 2002): 197–205. https://doi.org/10.1046/j.1365-2036.2002.01157.x.
[xxv] Madisch, A., G. Holtmann, G. Mayr, B. Vinson, and J. Hotz. “Digestion 69, no. 1 (2004): 45–52. https://doi.org/10.1159/000076546.